Ti sembrerà strano, ma la soluzione ai problemi non è detto che sia sempre e soltanto una. In realtà ne esistono diverse e possono aiutarti anche a vedere la realtà da prospettive differenti.
Questa è la base del rivoluzionario approccio che si identifica con il pensiero divergente. Ma che cos’è il pensiero divergente? Si tratta di una modalità laterale di pensiero che si connette molto alla creatività e alla capacità di affrontare i tuoi problemi studiando molteplici soluzioni.
Un esempio? La pausa che fai tra un’attività e un’altra (come la tecnica del pomodoro insegna) può essere definita come pensiero divergente. Pensaci, quando ti fermi utilizzi la mente in maniera differente.
Ma adesso vediamo in maniera più approfondita il concetto di pensiero divergente.
Che cos’è il pensiero divergente?
Con pensiero divergente si intende un pensiero capace di creare diverse alternative rispetto a una questione che non prevede un’unica soluzione. Ciò che voglio dire è che questo pensiero consente di andare oltre alla situazione di partenza, aiuta a esplorare più direzioni e, quindi, a produrre nuove idee.
È per questo motivo, quindi, che il pensiero divergente si avvicina molto alla creatività. Ho già detto, infatti, che utilizzarlo può stimolare la creazione e nuove possibilità.
Tuttavia creatività e pensiero divergente non sono dei sinonimi. Piuttosto, il pensiero divergente è l’abilità che ti occorre per dire di essere una persona creativa. Si tratta di un vero e proprio ruolo critico del processo creativo che consente di produrre delle idee originali che tendenzialmente non vengono create da tutti.
La nascita del concetto di pensiero divergente
La teoria del pensiero divergente fu elaborata per la prima volta dallo psicologo statunitense Joy Paul Guilford, nato nel Nebraska alla fine dell’800. Divenuto celebre grazie ai suoi studi illuminanti sull’intelligenza umana, Guilford arrivò a definire tale teoria partendo dalle ricerche di psicometria e psicofisica di Louis Leon Thurston.
Nel 1941 lo psicologo in questione entra a far parte della U:S Army, rivestendo il ruolo di Capo dell’Unità di Ricerca Psicologica e durante la Seconda Guerra Mondiale mise a punto dei test che aiutarono l’incremento del tasso di promozione di allievi piloti.
Inoltre, terminato il conflitto continuò a studiare i fattori dell’intelligenza nella Facoltà di Educazione della University of Southern California dove lavorò. Proprio in California, negli anni ’60 cominciarono a circolare dei ferventi impulsi sia nel campo artistico che in quello delle ricerche sulla mente umana come ad esempio: la teoria multidimensionale dell’intelligenza e la teoria delle intelligenze multiple.
Di fatto, il pensiero divergente è frutto dell’interrogazione di Guilford su possibili nuovi modi di guardare ai processi di pensiero del cervello umano.
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Il pensiero divergente elaborato da Guilford
Con precisione, Guilford elabora la teoria del pensiero divergente nel 1967 e, tra gli elementi caratterizzanti di tale teoria troviamo:
- La fluidità e, cioè, quante idee vengono prodotte da un individuo senza calcolare la loro qualità.
- La flessibilità intesa come capacità di passare da un’idea ad un’altra senza perdersi.
- L’elaborazione come capacità di approfondire completamente le idee avute.
- L’originalità e, quindi, la capacità dell’individuo di riuscire a trovare idee insolite.
- La valutazione, ossia la capacità di riuscire a valutare quale sia, tra tutte quelle pensate, l’idea più adatta per il raggiungimento dello scopo designato.
Ecco, alla luce di quanto ha scritto Guilford sul pensiero divergente, posso dirti che si tratta di un ragionamento che deriva da un cambio di prospettiva sulle situazioni e sulla loro visione d’insieme, riuscendo a creare nuove possibilità per affrontarle.
Il pensiero divergente, quindi, può essere definito anche pensiero produttivo. E la cosa che lo differenzia dal pensiero riproduttivo è che, se messo in pratica, può aiutarti a non riprodurre in maniera meccanica le situazioni che hai appreso in passato, ma a produrre nuovi punti di vista.
Differenza tra il pensiero divergente e altre forme di ragionamento
Per comprendere meglio perché il pensiero divergente aiuti a vedere la realtà da prospettive differenti è bene vedere anche quali altre forme di pensiero e ragionamento esistano.
Sono diverse, infatti, le forme di ragionamento che sono capaci di farti arrivare a risolvere un problema o un quesito. Vediamole.
Inizio con spiegarti la connessione per analogie e, cioè, la capacità di utilizzare gli elementi che hai appreso nel passato per affrontare situazioni analoghe nel presente.
C’è, poi, il pensiero induttivo. Si tratta della capacità di analizzare le esperienze vissute in passato per trovare una regola generale da poter utilizzare nel presente.
La strategia opposta al pensiero induttivo è, inoltre, il pensiero deduttivo. Parlo di quel tipo di pensiero in cui, partendo da una regola generale di riferimento, cerchi di tirare fuori le indicazioni necessarie a soddisfare le esigenze del tuo presente.
A questi tipi di pensiero e ragionamento vanno affiancati anche il pensiero convergente e il pensiero divergente. Già ti ho detto che il secondo ha la caratteristica di trovare soluzioni nuove e creative a quesiti o a problemi. Il primo, invece, è quello che viene applicato a situazioni che presuppongono soltanto una risposta corretta e plausibile a un problema.
Stando sempre a Guilford, quindi, il pensiero divergente è l’espressione del pensiero artistico e creativo, mentre il pensiero convergente è analogo alle materie scientifiche. Detto questo, sbaglierei a dirti che il primo sia migliore del secondo. Infatti, il pensiero convergente è un ottimo aiuto nella risoluzione di problemi strutturati.
Di fatto non andrebbe mai fatto un paragone tra queste due tipi di pensiero. Piuttosto dovrebbero essere utilizzati in maniera complementare per risolvere problemi e affrontare situazioni.
Quindi sì, dovresti proprio essere in grado di attivarli a seconda della situazione in cui ti trovi.
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Esempio di pensiero divergente
Purtroppo fino ad adesso i processi di apprendimento scolastici e di apprendimento in generale non sono stati quasi mai improntati sul pensiero divergente, bensì quasi totalmente sul pensiero convergente.
Proprio perché non siamo stati educati al pensiero divergente secondo me, ma anche secondo molti professionisti, va riscoperto e sviluppato. Sono convinto, infatti, che inserirlo in maniera complementare al pensiero convergente durante l’insegnamento, aiuti di gran lunga lo spirito critico.
Ti faccio un primo esempio: se avessi una matita e una mattonella, cosa ne faresti? O ancora, se avessi una stampella e una forchetta?
Utilizzare il pensiero divergente per rispondere a questi quesiti significa uscire dagli schemi del ragionamento logico. Usare quest’ultimo, infatti, ti porterebbe a rispondere che tutti questi oggetti hanno già delle funzioni specifiche.
Non spaventarti, esistono molte persone che sono in grado di rispondere in maniera creativa e ingegnosa a queste domande. E seguendo dei processi psicologici specifici ti aiuterà nel riuscire a sfruttare il pensiero divergente. Ecco quali sono.
Teoria della connettività
Questa teoria deriva dall’associazione di reti semantiche e, cioè, reti mentali che ti permettono di connettere pensieri differenti tra loro.
Andando più nello specifico, in psicologia si parla di individui che hanno reti semantiche ripide e individui caratterizzati da reti semantiche piatte. I primi hanno delle reti molto più lineari e logiche, mentre i secondi delle reti più flessibili. Questi sono coloro che riescono a fare più associazioni tra cose che inizialmente non sembrino avere un senso e, quindi, che hanno un pensiero divergente.
Allenamento della mente al pensiero divergente
Se non hai sviluppato istintivamente il pensiero divergente è possibile effettuare degli specifici allenamenti che ti portano alla costruzione di un pensiero critico.
Per sviluppare le caratteristiche di fluidità, elaborazione, flessibilità, originalità e valutazione che ti ho indicato nel terzo paragrafo puoi utilizzare principalmente due tecniche: la tecnica Scamper dello psicologo Bob Eberle e la sinettica dello psicologo J.J Gordon.
La tecnica Scamper si ispira alla tecnica del Brainstorming di Alex Osborn e aiuta il tuo pensiero a trovare delle idee innovative partendo da una serie di domande e verbi d’azione che ti aiutano a risolvere quesiti e problemi con il pensiero divergente. Eberle prende spunto da alcune azioni per individuare quali siano le domande da porti ogni volta che formuli un’idea. L’acronimo di tali azioni è, appunto, Scamper:
- S sta per Sostituire. Ad esempio potresti sostituire un elemento della tua idea con un altro.
- C sta per Combinare. Ad esempio con quali elementi combineresti l’idea che hai avuto.
- A sta per Adattare. Ad esempio come si adatterebbe la tua idea in un altro luogo o tempo.
- M sta per Modificare. Ad esempio quali modifiche avrebbero un impatto migliore per la tua idea.
- P sta per Put to other uses ovvero Usi alternativi. Ad esempio in che altro modo potrebbe essere impiegata la tua idea.
- E sta per Eliminare. Ad esempio potresti eliminare qualche opzione per rendere più applicabile la tua idea.
- R sta per Riformulare. Ad esempio potresti chiederti cosa succederebbe se al posto di un elemento ne metteresti un altro.
La sinettica, invece, è un termine che indica la connessione tra idee e concetti che a primo impatto sembri non abbiano nulla a che fare l’uno con l’altro. Tale tecnica vede impiegata un’altissima attività mentale che favorisce la creazione di nuovi concetti da elaborare.
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“La creatività è l’intelligenza che si diverte” diceva il grande Albert Einstein. Quante volte ti è capitato di voler essere riuscito ad affrontare e risolvere situazioni utilizzando in maniera complementare il pensiero divergente e convergente per riuscire a vedere la realtà da prospettive differenti. Ecco, adesso sai che è possibile riuscirci. Non esitare a contattare specialisti per imparare ad utilizzarli entrambi.