Secondo la teoria Big Five vi sono cinque tratti indipendenti della personalità: empatia, nevroticismo, estroversione, coscienziosità e apertura mentale.
Ad avvalorare questa teoria ci hanno pensato moltissimi ricercatori. Molti di loro hanno anche spiegato come all’interno di questi 5 grandi tratti sono presenti anche diverse sfumature e variabili sia di alta che di bassa intensità.
Devi sapere che la teoria Big Five è stata largamente utilizzata e accettata in psicologia come un modello di base per la descrizione della personalità. È stato tradotto in molte lingue e utilizzato in molte culture diverse, dimostrando la sua validità e affidabilità.
Tuttavia, affinché tu possa comprendere meglio la teoria Big Five è importante rendersi conto di due aspetti principali: a cosa si riferiscono nello specifico questi 5 tratti di personalità e le critiche che ha ricevuto la teoria.
Introduzione alla teoria Big Five
La storia della psicologia ha visto susseguirsi moltissime teorie sulla personalità. Al momento si ritiene che quella dei Big Five sia quella che utilizzi più variabili nello spiegare i vari tratti di personalità di una persona.
La teoria Big Five è stata sviluppata a partire dagli anni ’40 e ’50 da diversi ricercatori, fu W. Norman nel 1963 ad iniziare una ricerca approfondita sui 5 fattori della personalità.
Successivamente anche molti altri ricercatori definirono la teoria Big Five tra cui R. Cattel e H. Eysenck.
Da cosa deriva la teoria Big Five
Capire di cosa tratti la teoria Big Five non può non passare da una prima spiegazione essenziale: tra le teorie della personalità si distinguono quelle dei tipi di personalità e quelle dei tratti psicologici.
Quando parlo di tratti, poi, intendo alcune caratteristiche di personalità che vengono ritenute genetiche e quindi difficilmente modificabili. Queste dovrebbero influenzare il nostro comportamento in maniera stabile.
Inoltre i tratti vanno distinti dagli stati di personalità e, cioè, delle disposizioni transitorie della stessa che sono più facilmente modificabili.
Di fatto, le teorie dei tratti sono più scientifiche rispetto a quelle dei tipi.
La teoria Big Five, da dove deriva
Tra le teorie dei tratti della personalità si distingue quella di Cattel. Egli, infatti, ha definito dei tratti primari che costituiscono la personalità. Parlo di un totale di 16 tratti, vediamo quali:
- Distaccato, freddo (A)
- Superficiale o ininteliggente (B)
- Immaturo, labile (C)
- Mite o deferente (E)
- Depresso o rigido (F)
- Volubile o incostante (G)
- Impacciato o timido (H)
- Realista o duro (I)
- Tollerante o fiducioso (L)
- Convenzionale o pratico (M)
- Sprovveduto o ingenuo (N)
- Sicuro o tranquillo (O)
- Tradizionalista o conservatore (Q1)
- Imitativo o dipendente (Q2)
- Incontrollato o indolente (Q3)
- Rilassato o placido (Q4)
Tutti questi tratti vengono tendenzialmente misurati con il test 16 PF definito da Cattel, Tatsuoka e Eber nel 1970 e rappresentano quelli che possono esplicare meglio tutte le variabili della personalità degli adulti. Ma così definiti, però, questi tratti hanno anche il problema di una difficile replicabilità dovuta alle etichette impiegate e ai dati ottenuti.
Per questo motivo Eysenck presentò una teoria basata soltanto su 3 fattori: Estroversione (E), Psicoticismo (P) e Nevroticismo (N). Ma non solo, perché ha anche ideato diversi test di personalità volti a misurare tali fattori.
Proprio da questi spunti nasce la teoria Big Five secondo cui esistono 5 grandi fattori della personalità che rappresentano il punto d’incontro di quelli descritti nel precedente paragrafo.
Ecco quali sono le 5 macro-categorie utilizzate per descrivere le differenze di personalità degli individui.
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Estroversione (Extraversion)
Questo tratto rappresenta quanto un individuo sia disposto ad aprirsi alle interazioni personali. Parlo di un livello di attività e di stimolazione che si raggiunge quando siamo a contatto con gli altri. Allo stesso tempo, poi, questo tratto è collegato al grado di piacere che viene provato nel coltivare relazioni sociali.
A fronte di un punteggio elevato, quindi, si avrà una persona socievole, ottimista, affettuosa, che ama divertirsi, aperta agli altri e loquace. Al contrario, un punteggio basso è sinonimo di una persona tranquilla, sobria, non euforica e riservata.
Apertura mentale (Openness)
Tra i tratti Big Five, quello dell’apertura mentale valuta quanto un individuo si attivi nel cercare sempre nuove esperienze poiché apprezza particolarmente svolgere attività fuori dalla routine. Di fatto, questo tratto misura se si ha o meno la tolleranza e soprattutto il desiderio di esplorare situazioni che non si riconducano con quelle già familiari.
Pertanto, se il punteggio risulterà alto avremo a che fare con una persona curiosa, creativa, originale, fantasiosa, fuori dal comune e che coltiva più interessi. Con un punteggio basso, invece, ci troveremo di fronte a persone più realiste, con pochi interessi e pragmatiche.
Empatia (Agreeableness)
L’empatia è il tratto che consente di riconoscere quale sia la qualità del nostro orientamento interpersonale. All’interno della teoria Big Five essa si muove su un continuum che va dalla compassione all’antagonismo di sentimenti e comportamenti. Quello che voglio dire è che è capace di indicarci quanto una persona sia in grado di mettersi nei panni degli altri e di agire secondo le sue emozioni.
Quando si ottiene un buon punteggio di empatia ci si può ritenere persone affabili, fiduciose, compassionevoli, franche, poco rancorose e anche un po’ credulone. All’opposto del continuum, invece, appartengono persone tendenzialmente manipolatrici, irritabili, competitive, ciniche, sospettose, vendicative e addirittura anche spietate.
Coscienziosità (Conscientiousness)
Questo quarto tratto della personalità descritto nella teoria Big Five vede, poi, la valutazione del grado di organizzazione, motivazione e persistenza nel raggiungimento dei propri obiettivi. Anche in questo caso ci sono due opposti: chi non si preoccupa del risultato e chi vuole raggiungerlo in maniera impeccabile.
Pertanto: un punteggio alto rispecchia una personalità formale, lavoratrice, organizzata, puntuale, ambiziosa, perseverante e ordinata. Al contrario, un punteggio basso simboleggia una persona priva di obiettivi, pigra, incurante, informale, con poca forza di volontà e indisciplinata.
Nevroticismo (Neuroticism)
Questo è l’ultimo tratto di personalità descritto nella teoria Big Five ed è quello utilizzato per descrivere il binomio esistente tra equilibrio emotivo e instabilità emotiva. Parlo di una dimensione volta a identificare se le persone tendono verso un malessere psicologico, a un’eccessiva ruminazione, a delle idee irreali, a specifiche forme di ansia e a strategie disadattive nell’affrontare una situazione.
Quindi: un punteggio alto descrive persone insicure, preoccupate, nervose, ipocondriache e troppo emotive. Un punteggio basso, invece, descrive persone più rilassate, sicure, resilienti, soddisfatte di sé, con una buona autostima e poco emotive.
Come valutare la personalità secondo il modello Big Five
Alla luce di quanto ti ho raccontato circa la teoria Big Five, come puoi valutare la personalità secondo questo modello? Devi sapere che esiste un vero e proprio test: un questionario strutturato su scala Likert oppure una valutazione della tua condotta all’interno di un contesto di simulazione. (qui trovi un test da fare)
Gli autori della versione italiana del modello Big Five (Barbaranelli, Borgogni e Caprara), poi, hanno diviso ognuna di queste 5 dimensioni in due sottodimensioni. Ecco quali:
- Estroversione: dinamismo, dominanza
- Amicalità: empatia, atteggiamento amichevole
- Coscienziosità: scrupolosità, perseveranza
- Stabilità emotiva: controllo di emozioni e impulsi
- Apertura mentale: apertura a esperienze e cultura
Le critiche al modello Big Five
Nonostante il modello Big Five sia molto utilizzato e apprezzato in psicologia, non posso non dirti che devi essere anche prudente. Infatti, la personalità è un costrutto difficile da quantificare e per questo motivo la teoria Big Five non può essere ritenuta esente da alcuni difetti.
Primo tra tutti: i tratti della personalità vengono spesso misurati attraverso il self-report o autovalutazione. Si tratta di un questionario a cui rispondere in modo diretto e, questo, può comportare risposte non veritiere poiché dettate dalla personale desiderabilità sociale.
Un altro difetto riguarda la presenza di pregiudizi nel soggetto che sta effettuando la propria auto-valutazione. Molti studi di psicologia, infatti, ammettono come esistano diversi pregiudizi che portano le persone a sottovalutarsi.
Un terzo difetto, poi, è quello di basarsi sullo studio della personalità in maniera internalista. Ciò significa che non prende in considerazione l’ambiente esterno a ciascuna persona.
Pertanto, la teoria Big Five potrebbe essere ritenuto uno schema rigido che non valuta la personalità in maniera trasversale a diverse situazioni. E di fatto, è la psicologia stessa che indica quanto la personalità venga plasmata attraverso le interazioni tra il contesto e l’individuo.
Al di là di questi limiti, però, il modello Big Five è molto utile nei contesti stabili. In questi casi non posso negarti che io per primo lo reputo un modello interessante e avvalorato anche da molti dati statistici.
E tu che tipo di personalità pensi di avere? Scegli con cura a chi affidare il tuo test e non aver timore di scoprirlo. Imparerai a conoscere lati di te a cui non hai ancora dato un nome.